DONNE PER LE DONNE. Intervista a Francesca Visentin

Francesca Visentin è giornalista nella redazione del Corriere della Sera, redazione del Veneto, inviata per La27esimaOra del Corriere della Sera, corrispondente di Buone Notizie del Corriere della Sera e direttrice responsabile rivista mensile “La Voce delle Donne” Soroptimist International Italia che potete leggere e scaricare direttamente dal sito Soroptimist 

Il suo decennale impegno a favore dei diritti delle donne la vede impegnata come:

-promotrice e organizzatrice eventi e convegni contro la violenza sulle donne

-relatrice in convegni e conferenze sulla parità di genere, sul gender gap nei luoghi di lavoro e contro la violenza sulle donne

-curatrice antologia delle scrittrici del Nordest “Io Sono il Nordest”, che sostiene il Centro Veneto Progetti Donna Onlus, centro accoglienza donne vittime di violenza

-formatrice nelle scuole o a convegni sul tema della gender equality e contrasto agli stereotipi.

E’ inoltre autrice della guida turistica “Padova al femminile” edita da Morellini Editore; una vera e propria guida alla città del Santo piena di ritratti e curiosità creative, in cui le vere protagoniste sono le donne.

Abbiamo incontrato Francesca nella redazione del Corriere della Sera per fare il punto sulla differenza di genere e su tutto ciò che ne deriva, compresa la violenza.

 

La tua professione ti consente di avere il polso della situazione sul fenomeno della violenza sulle donne. A fronte dell’impegno contro il fenomeno messo in campo da istituzioni e associazioni, siamo di fronte ad una diminuzione del fenomeno?

La violenza contro le donne è qualcosa che riguarda ogni donna e ogni uomo, a prescindere dalla professione. Siamo immersi nella violenza, in tutti i luoghi di lavoro e in tutti gli ambiti della società. Le botte e i femminicidi sono solo il momento finale di una spirale di abusi che inizia con gli stereotipi, i comportamenti sessisti, la differenza di genere in stipendi e qualifiche professionali. Molto si sta muovendo, le donne sono un’onda inarrestabile che vuole il cambiamento, a tutti i costi. E sta combattendo senza sosta per ottenerlo. Ma la violenza contro le donne è ancora saldamente radicata, sia culturalmente che nella realtà. Le donne continuano a essere ammazzate. E chi non viene uccisa subisce nel corso della propria vita abusi di vario tipo.

 

Sui giornali finiscono prevalentemente gli esiti più estremi della violenza sulle donne: i femminicidi. Questi però sappiamo essere solo la punta di un iceberg che inizia molto da lontano per esempio dalla disparità di genere. A che punto siamo con il gender gap?

Il gender gap è oggi ancora drammatico. Ci vorranno ancora un centinaio di anni per raggiungere la parità tra uomini e donne, secondo il Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum. Nessuna di noi arriverà a vedere realizzata la parità di genere nella vita. E probabilmente nemmeno i nostri figli. Ma non per questo dobbiamo smettere di lottare per il cambiamento. L’Italia è al 76esimo posto su 153 Paesi al mondo sul Gender Gap, addirittura ben dopo il Rwanda che è al nono posto. Quello che penalizza l’Italia è soprattutto il divario tra uomo e donna negli stipendi e nei ruoli professionali. Ed è proprio il World Economic Forum a dire che se questo divario nel mondo venisse colmato ne guadagnerebbe l’economia mondiale e il Pil aumenterebbe di 5,3 miliardi di dollari

 

La narrazione e dunque il linguaggio è uno strumento privilegiato della trasmissione culturale e il mezzo di cui si serve l’informazione. Quanto sono importanti le parole nella definizione degli stereotipi di genere?

 La narrazione e il linguaggio sono i primi ambiti in cui si combatte la battaglia contro gli stereotipi e per un reale cambiamento culturale. Purtroppo anche in questo caso l’Italia sembra ancorata al Medioevo, basta leggere i titoli (e spesso i contenuti) dei giornali o il linguaggio utilizzato in tivù. I giornalisti e la stampa in generale hanno una grossa responsabilità. È proprio la categoria a cui appartengo, quella dei giornalisti, a non essere aggiornata né formata in modo adeguato a trattare temi fondamentali come la violenza, gli stereotipi, la differenza di genere, i femminicidi. I pochi corsi di aggiornamento professionale che vengono fatti su questi temi dall’Ordine dei Giornalisti sono sempre disertati dai capi dei giornali e da chi decide titoli e taglio delle notizie. Così, cambiare diventa difficili.

 

Sul tema degli stereotipi di genere e gender equality sei anche formatrice nelle scuole e dunque sei a contatto con gli adulti di domani. I millennial sono, da questo punto di vista, migliorati rispetto alle generazioni precedenti?

All’interno delle scuole ho incontrato ragazzi motivati, sensibili e informati, che fanno sperare in un futuro diverso. Ma ho incontrato anche molti altri ragazzi totalmente imbevuti di sessismo e aggressività, cresciuti con modelli genitoriali e della società che continuano a riproporre comportamenti obsoleti e atteggiamenti maschilisti. Anche qui, il cambiamento non è dentro l’angolo. L’educazione alla differenza di genere, contro le discriminazioni e l’alfabetizzazione sentimentale, dovrebbero essere materie obbligatorie per tutti, dalle scuole elementari. E non incontri facoltativi, che fa solo qualche scuola poche ore all’anno.

 

Se potessi dare una ricetta per contribuire a sconfiggere la violenza sulle donne, quale daresti?

Contro la violenza, il cambiamento può essere solo culturale. Da questo dobbiamo ripartire, dai bambini di oggi. Ma è anche importante sottolineare (e lo sanno tutti coloro che si occupano seriamente di violenza di genere) che non è la denuncia a salvare le donne vittime di violenza. Questa è una grande ipocrisia, un messaggio sbagliato. Ognuna delle donne ammazzate aveva denunciato, spesso più volte. Quindi, fino a quando istituzioni, forze dell’ordine, tribunali non metteranno in atto concrete azioni di sostegno e protezione per le donne che denunciano, uscire dalla violenza resterà un’utopia. Oggi, anche se denunci, non sei protetta. Non ci sono interventi tempestivi e efficaci. Questa è la vera emergenza.

Poi, prima di parlare di botte e femminicidi, bisogna parlare di quello che c’è a monte. Da dove parte la violenza. Ridicolizzare, demolire, sminuire una donna, non retribuirla quello che merita, sfruttarla e non promuoverla sul lavoro, sono già forme, gravissime, di violenza. Vanno riconosciute, isolate, contrastate. Quanti sanno cosa significano termini come “mansplaining”, “manterrupting”, “gaslighting”, “future faking”? Pochi. Eppure sono situazioni di violenza psicologica e violenza economica che la maggior parte delle donne subisce ogni giorno. “Mansplaining”: uomini che sul lavoro, all’interno di una relazione o anche tra amici, hanno la pretesa e la prosopopea di “spiegare” cose che le donne conoscono benissimo, di fare la lezioncina. “Manterrupting”, la pessima abitudine maschile di interrompere spesso le donne mentre stanno parlando, un modo di prevaricare e mettere in ombra (tante volte professionalmente) le donne. E poi la violenza psicologica, subdola, strisciante, dalle molte facce: ognuna di queste facce ha un nome, conoscerlo significa anche rendersi conto di quanto sta accadendo.

 

Alcune donne vittime di violenza hanno fatto della loro passione per la cucina un mezzo per riscattarsi e rendersi economicamente autonome. Tu che rapporto hai con la cucina e qual è la tua ricetta preferita?

La ricetta che propongo è un piatto semplice, in cui trovo anche un simbolismo sugli argomenti trattati e sulla mia filosofia di vita. Nella quotidianita’ ognuno puo’ trovare la scintilla per costruire, ricostruire, rialzarsi. O inventare diverse variabili per migliorare la propria vita e quella degli altri. Una base di riso basmati integrale che si presta a mille interpretazioni e che si può cucinare anche qualche giorno prima, da assemblare con ad una veloce spadellata di verdure tagliate sottili e stagionali, si può poi aggiungere della salsa di soia, della frutta secca come mandorle o pinoli tostati e semi di girasole. Un piatto healty che può essere rafforzato con dei gamberetti o del pollo a bocconcini magari insaporito con il curry. Un piatto molto versatile per la quotidianità. Molti ingredienti per costruire la nostra ricetta di vita.

 


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